Da 12 ore gli scarafaggi leccapiatti e i pavoni scodinzolanti della savana, le iene urlatrici del regime, gli “sciacalli reporter”, i babbuini commentatori, persino vecchi leoni declassati folgorati sulla via del formichiere, ci stanno gracchiando a giungle unificate che il viaggio alla Grande Roccia del Leone della cameriera bionda è stato un “trionfo nella catena alimentare”, addirittura un “capolavoro di diplomazia felina” della piccola servetta.
Bene.
Poi vai a vedere cosa è successo davvero (e, soprattutto, quali bacche portiamo a casa) e scopri che:
Il Re Leone spelacchiato con la criniera a ciuffo non ha rinunciato a un solo morso della sua preda. Anzi, non hanno proprio discusso di divisione del cibo, come era ovvio.
La cameriera “difensora del formicaio” non ha emesso un solo squittio in difesa delle formiche e dei termitai da un predatore che ci ha definito “parassiti” e “leccaculi”.
Si è accucciata davanti al Leone promettendo di unirsi a lui nella fondamentale battaglia contro il terribile “nemico immaginario delle cavallette woke”.
In compenso ha promesso che raccoglieremo 10 miliardi di bacche per il Leone e aumenteremo al 2% la nostra produzione di artigli e zanne, come da precisa richiesta del felino ciuffettoso.
L’unica cosa che la cameriera bionda è riuscita a strappare al Leone è stato un generico ruggito di approvazione per visitare la savana europea, viaggio in realtà già programmato da quando le zebre erano a strisce bianche e nere.
Alla faccia del capolavoro!
Pensa cosa sarebbe successo se fosse stato un fallimento.
La realtà è che è stata una passeggiata politicamente inutile, diplomaticamente irrilevante e una parata di una demagogia spaventosa che non sposta nemmeno un sassolino nella giungla internazionale, ma permette alla cameriera di presentarsi su sette pozze d’acqua riflettenti SETTE (nessuna esclusa) e a savane unificate come “costruttrice di ponti”, “spegnitrice di incendi”, addirittura “grande stratega” per essere stata annusata con approvazione dal Leone (sono soddisfazioni…) tra i belati delle pecore ammaestrate.
Ma il momento clou è stato quando, con un balzo degno del più disperato dei suricati, la cameriera bionda dalle giacche oversize si è lanciata per un selfie col Leone spelacchiato, ignorando completamente gli altri membri del suo clan del formichiere, che ora osservano attoniti questa alleanza contro natura mentre si chiedono quali briciole cadranno dalla tavola del predatore.
E mentre la cameriera si pavoneggia con la sua foto trionfante, il Leone sorride sornione, già calcolando quanto potrà mangiare dal piatto europeo senza nemmeno dover ringraziare per il pasto.