In un bizzarro capovolgimento della narrativa a cui siamo abituati, la Cina - quella che comunemente viene dipinta come la “cattiva” della situazione geopolitica mondiale - ha recentemente inviato aiuti umanitari a Gaza.
Proprio così: il paese che spesso descriviamo come il regno dell’autoritarismo ha deciso di mandare cibo, medicine e beni di prima necessità alla popolazione palestinese in difficoltà.
Nel frattempo, il nostro Occidente - baluardo autoproclamato di democrazia, diritti umani e valori morali superiori - pare abbia altre priorità. Invece di focalizzarsi sugli aiuti umanitari per i civili, continua a garantire forniture militari a Israele.
È come se ci trovassimo in un episodio della Twilight Zone geopolitica, dove i "cattivi" fanno beneficenza e i "buoni" forniscono strumenti di guerra. Le etichette che abbiamo così comodamente assegnato sembrano improvvisamente confuse.
Forse è il momento di riconsiderare queste semplificazioni con cui categorizzamo il mondo. Forse è giunto il momento di una nuova Norimberga morale che valuti le azioni concrete e non le dichiarazioni di intenti.
Perché a volte, come in questo caso, le azioni parlano molto più forte delle parole.