E’ rimbalzata sui social la notizia della scomparsa del Presidente José “Pepe” Mujica, figura straordinaria che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’Uruguay e del mondo intero.

Uomo semplice e di principi incrollabili, Mujica ha vissuto i suoi 78 anni con una coerenza rara nel panorama politico mondiale. Ex guerrigliero che conobbe la durezza di 15 anni di carcere durante la dittatura, non permise mai che le sofferenze del passato offuscassero la sua visione luminosa dell’umanità.

"Non veniamo alla luce per svilupparci solamente," amava ripetere, "veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente." Questa convinzione profonda ha guidato le sue scelte, sia politiche che personali.

Mentre occupava la più alta carica dello Stato, ha continuato a vivere nella sua modesta casa colonica con la moglie e il suo fedele cane a tre zampe, devolvendo il 90% del suo stipendio in beneficenza. “Povero non è colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di più,” ricordava citando gli antichi pensatori.

Il Presidente Mujica ci lascia un’eredità di saggezza preziosa, invitandoci a ripensare il nostro modello di sviluppo per costruire una società dove l’economia sia al servizio dell’uomo e non viceversa. “Lo sviluppo non può essere contrario alla felicità,” affermava con convinzione, “deve essere a favore della felicità umana, dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane.”

In un’epoca dominata dal consumismo sfrenato, la sua voce si è levata per ricordarci che “il tesoro più importante che abbiamo è la felicità” e che “quando lottiamo per l’ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento dell’ambiente si chiama felicità umana.”

Il mondo perde oggi non solo un leader politico, ma un maestro di vita che ha saputo incarnare i valori più alti dell’umanità.