Nel panorama politico mondiale attuale assistiamo a un fenomeno preoccupante: l’ascesa di movimenti di destra che hanno progressivamente normalizzato comportamenti e retoriche un tempo considerati inaccettabili. Questa tendenza ha portato a una sistematica delegittimazione dei valori di rispetto, inclusione e tutela delle fasce più vulnerabili della società.

Il linguaggio aggressivo è diventato strumento politico legittimo, mentre la lotta contro il “politically correct” viene presentata come battaglia per la libertà di espressione, mascherando spesso attacchi a minoranze e gruppi marginalizzati. La gentilezza e l’educazione nel dibattito pubblico sono oggi bollate come debolezze, in favore di uno stile comunicativo provocatorio e divisivo.

Particolarmente allarmante è l’erosione del concetto di conflitto di interessi. Un esempio eclatante è quello di Trump che, di fronte alle critiche per aver accettato un aereo del valore di 400 milioni di dollari in dono da parte di emissari arabi, ha reagito aggredendo verbalmente il giornalista che sollevava la questione, affermando con disarmante candore: “Ma se me lo hanno regalato, che avrei dovuto fare? Non accettarlo?”. Una risposta che evidenzia come il concetto stesso di conflitto di interessi venga completamente ignorato e ridicolizzato.

Altrettanto emblematico è il caso di Giorgia Meloni, esclusa dalla riunione dei “volenterosi” organizzata per cercare soluzioni al conflitto russo-ucraino. Piuttosto che ammettere questa esclusione, ha preferito diffondere la falsa notizia che in quell’incontro si sarebbe discusso dell’invio di truppe in territorio ucraino, motivando così la sua assenza come una scelta di dissenso. Una narrazione immediatamente smentita da Macron, ma che evidenzia un altro fenomeno preoccupante: la “post-verità”, ovvero la diffusione deliberata di menzogne ripetute fino a essere percepite come fatti, alterando profondamente la percezione della realtà e condizionando il dibattito politico.

In questo contesto, la solidarietà verso i più deboli viene spesso etichettata come “buonismo”, mentre cresce una retorica che celebra l’individualismo e la competizione spietata come valori fondanti della società, in un circolo vizioso in cui la verità stessa diventa una questione di convenienza politica piuttosto che di fatto oggettivo.​​​​​​​​​​​​​​​​