Mentre l’Europa si muove con coraggio e coerenza, l’Italia resta immobile in una posizione di imbarazzante inadeguatezza.

La Francia ha riconosciuto la Palestina, diventando il primo paese del G7 a compiere questo atto di giustizia storica. Un gesto simbolico ma fondamentale, che arriva da una nazione europea capace di assumere posizioni di principio quando la politica italiana si nasconde dietro calcoli di convenienza.

Il riconoscimento francese della Palestina significa riconoscere a ogni palestinese il diritto di vivere nella terra dei propri antenati, ricordando che nessun trattato internazionale ha mai riconosciuto la sovranità israeliana su tutto il territorio dal Giordano al Mediterraneo. Una decisione che arriva nel momento più necessario, quando dopo 657 giorni di bombardamenti, carri armati e distruzioni in una striscia grande come un quartiere di Roma, appare grottesco sostenere che Israele stia ancora combattendo Hamas.

La reazione israeliana è stata immediata e prevedibile: Netanyahu ha accusato Macron di “rafforzare il terrorismo”, il suo ministro della difesa ha definito la decisione “una vergogna”. Ma la verità è un’altra. Il cosiddetto gendarme del Medio Oriente sta combattendo un popolo intero, uccidendo bambini con le bombe o per fame, eliminando medici e infermieri, distruggendo ospedali, trasformando ogni giornalista in un bersaglio. Un genocidio di cui non devono restare testimoni.

Mentre coloni e ministri di Netanyahu dichiarano apertamente che “tutta Gaza sarà ebraica” e parlano di “estirpare il male”, l’ironia della storia vuole che gli eredi della soluzione finale oggi appoggino questa guerra. Il popolo martire è cambiato - da ebreo ashkenazita ad arabo musulmano e cristiano - ma l’odio resta lo stesso.

Ora tocca all’Italia e alla Gran Bretagna, ai paesi della Magna Charta Libertatum e dell’habeas corpus, seguire l’esempio francese. Tocca all’Unione Europea convincere la Germania che non è con altro odio che si espiano i crimini del passato.

Ma l’Italia di oggi, prigioniera delle proprie contraddizioni e della propria pusillanimità diplomatica, sembra incapace di compiere scelte coraggiose. Mentre la Francia traccia la strada della giustizia internazionale, il governo italiano continua a navigare nell’ambiguità, dimostrando ancora una volta la propria inadeguatezza di fronte alle grandi questioni morali del nostro tempo.