La morte di Charlie Kirk rappresenta un momento di drammatica ironia per il movimento MAGA americano.
Il noto attivista conservatore di 31 anni, stretto alleato di Trump e fondatore di Turning Point USA, è stato ucciso mercoledì durante un evento all’Utah Valley University da Tyler Robinson, 22 anni, un giovane cresciuto in quello stesso ambiente conservatore che Kirk rappresentava.
Robinson, come la sua famiglia, era politicamente conservatore e aveva sostenuto Donald Trump prima delle elezioni del 2020, secondo ex compagni di classe. Cresciuto in una “tipica famiglia conservatrice bianca americana con uno sceriffo come padre”, Tyler è cresciuto tra le armi e sapeva come usarle. Un membro della famiglia di Robinson aveva contattato le autorità, contribuendo all’identificazione del responsabile.
Il caso evidenzia le contraddizioni interne di un movimento che ha fatto della retorica violenta e dell’accesso illimitato alle armi i suoi cavalli di battaglia. Robinson era diventato “più politico” nel periodo precedente l’attacco, suggerendo una radicalizzazione che si è nutrita proprio di quell’ecosistema mediatico e ideologico che Kirk aveva contribuito a creare.
Resta il silenzio assordante sulla responsabilità di un linguaggio politico sempre più estremo e sulla cultura delle armi che il movimento conservatore ha promosso per anni. L’omicidio ha scatenato un’ondata di rabbia tra i conservatori americani, con alcuni sostenitori di Trump che incolpano la sinistra politica, ignorando così le radici interne di questa violenza.
La tragedia di Kirk rappresenta il momento in cui la “notte della ragione” dell’estrema destra americana ha generato il proprio mostro, colpendo al cuore chi quella stessa cultura della violenza aveva alimentato.